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HOLODOMOR: LA GRANDE MENZOGNA SULLA CARESTIA IN UCRAINA

(di Grover Furr)

La grande menzogna dell’Holodomor (Nota dell’autore: in questo articolo mi baso molto sulle prove citate nella ricerca di Mark Tauger della West Virginia University. Tauger ha dedicato la sua vita professionale alla ricerca sull’agricoltura e sulle carestie sovietiche e russe. È un’autorità mondiale su questi argomenti. ed è stato educatamente criticato dai nazionalisti ucraini e dagli anticomunisti in generale poiché lo studioso e il conseguente studio rivelano le loro bugie.) La pellicola nazionalista ucraina “Bitter Harvest” diffonde le bugie inventate dai nazionalisti ucraini. In questa recensione Louis Proyect diffonde anche lui queste menzogne. Proyect cita un articolo del 1988 comparso su Village Voice a firma di Jeff Coplon: In Search of a Soviet Holocaust: A 55-Year-Old Famine Feeds the Right. In questo articolo Coplon evidenziava che i maggiori esperti di storia sovietica appartenenti alla corrente dominante respingevano ogni nozione che una deliberata carestia possa essere stata perpetrata contro gli ucraini. Lo fanno tuttora. Proyect dimentica di menzionare questo fatto. Ci fu una grave carestia in URSS che includeva (ma non solo) la repubblica socialista dell’Ucraina negli anni 1932-33, ma non c’è mai stata alcuna prova di un “Holodomor” o di una carestia “pianificata” e non ce n’è alcuna neanche adesso. L’invenzione dello “Holodomor” fu escogitata dai collaborazionisti ucraini che trovarono rifugio nell’Europa Occidentale, in Canada e in USA dopo la guerra. Un primo racconto è quello di Yurij Chumatskij: Why Is One Holocaust Worth More Than Others? che fu pubblicato in Australia nel 1986 da “veterani dell’esercito insurrezionale ucraino”; quest’opera è un attacco vero e proprio ai “giudei” per essere troppo favorevoli al comunismo. La recensione di Proyect contribuisce a perpetuare le seguenti falsità sulla collettivizzazione sovietica dell’agricoltura sulla carestia degli anni 1932-33:

a)     Che i contadini resisterono alla collettivizzazione  principalmente perché era una “seconda servitù della gleba”

b)     Che la carestia fu causata dalla collettivizzazione forzata. In realtà la carestia ebbe cause ambientali

c)     Che “Stalin” vale a dire la dirigenza sovietica crearono intenzionalmente la carestia

d)     Che fu concepita per distruggere il nazionalismo ucraino

e)     Che “Stalin” (il governo sovietico) “arrestò la politica di ucrainizzazione cioè la promozione di una politica per incoraggiare l’uso della lingua ucraina e la diffusione della cultura ucraina

Nessuna di queste affermazioni è vera. Nessuna è supportata da prove storiche. Sono semplicemente asserzioni di fonti nazionalistiche ucraine create col proposito di fornire una giustificazione ideologica alla loro alleanza con i nazisti e alla loro partecipazione all’Olocausto ebraico, al genocidio degli ucraini polacchi (i massacri in Volinia degli anni 1943-44) e dell’assassinio di ebrei, comunisti e di molti contadini ucraini dopo la guerra. Il loro fine ultimo è quello di equiparare il comunismo con il nazismo (il comunismo è attualmente fuorilegge nell’Ucraina “democratica”), l’URSS con la Germania nazista e Stalin con Hitler.

La collettivizzazione dell’agricoltura – La realtà

La Russia e l’Ucraina hanno sofferto gravi carestie ogni pochi anni per oltre un millennio. Una carestia accompagnò la Rivoluzione del 1917, diventando più seria nel 1918-1920. Un’altra grave carestia, chiamata “la carestia del Volga”, colpì dal 1920 al 2121. Ci furono carestie nel 1924 e di nuovo nel 1928-29, quest’ultima particolarmente grave nella repubblica socialista ucraina. Tutte queste carestie avevano cause ambientali. Il metodo medievale di coltivazione dell’agricoltura contadina rendeva impossibile un’agricoltura efficiente e le carestie inevitabili. I leader sovietici, tra cui Stalin, decisero che l’unica soluzione era riorganizzare l’agricoltura sulla base delle grandi fattorie di tipo industriale come quelle del Midwest americano, che furono prese intenzionalmente a modello. Quando i sovzhozy o “fattorie sovietiche” sembrarono funzionare bene, la leadership sovietica prese la decisione di collettivizzare l’agricoltura. Contrariamente alla propaganda anticomunista, la maggior parte dei contadini accettò la collettivizzazione. La resistenza fu modesta; gli atti di ribellione totale rari. Nel 1932 l’agricoltura sovietica, compresa quella della repubblica ucraina, fu in gran parte collettivizzata. Nel 1932 l’agricoltura sovietica fu colpita da una combinazione di catastrofi ambientali: la siccità in alcune zone, troppa pioggia in altre, attacchi di ruggine e fuliggine (malattie fungine) e infestazioni di insetti e topi. Il diserbo venne trascurato, i contadini si indebolirono, riducendo ulteriormente la produzione. La reazione del governo sovietico cambiò quando la dimensione del fallimento del raccolto divenne più chiara durante l’autunno e l’inverno del 1932. Credettero che la cattiva gestione e il sabotaggio fossero le cause principali del magro raccolto, il governo rimosse molti dirigenti del Partito e delle fattorie collettive (a questo riguardo non è provato che qualcuno sia stato “giustiziato” come capita a Mykola nel film). All’inizio del febbraio del 1933 il governo sovietico iniziò a fornire enormi aiuti di grano alle aree della carestia. Il governo sovietico organizzò anche ispezioni nelle fattorie contadine per confiscare il grano in eccesso per nutrire le città, che non producevano il proprio cibo. Inoltre intervenne per frenare la speculazione; durante una carestia il grano viene venduto essere a prezzi gonfiati. Nelle condizioni di una carestia non si poteva permettere un mercato libero del grano a meno che i poveri non fossero lasciati morire di fame, come succedeva sotto gli zar. Il governo sovietico organizzò dipartimenti politici (politotdely) per aiutare i contadini nel lavoro agricolo. Tauger conclude: “Il fatto che il raccolto del 1933 fosse molto più grande di quello del 1931-1932 significa che la politica del paese aiutò le fattorie a lavorare meglio.” (Modernisation, 100) Il buon raccolto del 1933 fu consegnato a una popolazione considerevolmente più piccola, poiché molti erano morti durante la carestia, altri erano malati o indeboliti, e altri ancora erano fuggiti in altre regioni o nelle città. Ciò riflette il fatto che la carestia non fu causata da collettivizzazione, interferenze governative o resistenza contadina, ma da cause ambientali non più presenti nel 1933. La collettivizzazione dell’agricoltura fu una vera riforma, una svolta nella rivoluzione dell’agricoltura sovietica. C’erano ancora anni di scarsi raccolti – il clima dell’URSS non cambiò. Ma, grazie alla collettivizzazione, ci fu solo un’altra carestia devastante nell’URSS, quella del 1946-1947. Il più recente studio di questa carestia, Stephen Wheatcroft, conclude che questa carestia venne causata dalle condizioni ambientali e dalle interruzioni della coltivazione causate dalle distruzioni della guerra.

Le false affermazioni di Proyect

Proyect ripete acriticamente la versione fascista autoassolutoria  della storia ucraina senza alcuna base reale:

a)     Non esisté mai una “macchina stalinista  per uccidere”

b)     I funzionari incaricati del Partito non sono stati “epurati e giustiziati”

c)     “Milioni di ucraini” non sono stati condotti a “forza nelle fattorie statali e in quelle collettive”

Tauger conclude che la maggior parte dei contadini accettò le fattorie collettive e lavorò bene in esse. Proyect accetta l’affermazione nazionalista ucraina di “3-5 milioni di morti premature”. Questo è falso. Alcuni nazionalisti ucraini citano cifre di 7-10 milioni, al fine di eguagliare o superare i sei milioni dell’olocausto ebraico (cfr. Il titolo di Chumatskij “Why Is One Holocaust Worth More Than Others?“).

Il termine “Holodomor” stesso (“holod” = “hunger”, “mor” dal polacco “mord” = “omicidio”, ucraino “morduvati” = “omicidio) è stato deliberatamente coniato per sembrare simile a “Olocausto”. L’ultimo studio scientifico sulle morti per carestia parla di 2,6 milioni di vittime (Jacques Vallin, France Meslé, Serguei Adamets e Serhii Pirozhkov, “Una nuova stima delle perdite della popolazione ucraina durante le crisi degli anni ’30 e ’40“, Population Studies 56, 3 (2002) : 249-64). Jeff Coplon non è un “sindacalista canadese” ma un giornalista e scrittore newyorkese; il libro del defunto Douglas Tottle, Fraud, Famine and Fascism, una ragionevole risposta al fraudolento Harvest of Sorrow di Robert Conquest, fu scritto (così come il libro di Conquest) prima dell’inondazione dalle fonti primarie dagli archivi ex sovietici rilasciate alla fine dell’URSS nel 1991 e quindi è seriamente obsoleto. L’affermazione di Walter Duranty circa “frittate” e “uova”  non fu fatta “in difesa di Stalin” come asserisce Proyect, ma come critica alla politica del governo sovietico: “Ma, per dirla alle spicce, non si può fare una frittata senza rompere le uova e i dirigenti bolscevichi sono proprio indifferenti alle perdite in cui eventualmente incappano  nel percorso verso la socializzazione proprio come un generale della Guerra Mondiale che ordinava un costoso attacco per mostrare ai suoi superiori che lui e la sua divisione possedevano il giusto spirito militare. In effetti i bolscevichi sono ancora più indifferenti poiché sono animati da una convinzione fanatica.” (The New York Times March 31, 1933). Evidentemente Proyect ha semplicemente copiato questa notizia infondata da qualche fonte nazionalista ucraina. Spazzatura in entrata, spazzatura in uscita. Andrea Graziosi, che Proyect cita, non è uno studioso dell’agricoltura sovietica o della carestia del 1932-33, ma un anticomunista ideologico che asseconda qualsiasi falsità anti-sovietica. L’articolo che Proyect cita è dell’Harvard Ukrainian Studies, un giornale privo di ricerche obiettive, finanziato e curato da nazionalisti ucraini. Proyect si riferisce a “due decreti segreti” del dicembre 1932 del Politburo sovietico che egli chiaramente non ha letto. Questi hanno fermato l'”ucrainizzazione” al di fuori della repubblica ucraina. All’interno della repubblica ucraina l’ “ucrainizzazione” ha continuato senza soste. Non è “finita” come sostiene Proyect. Proyect non cita alcuna prova di una “politica sovietica volta alla distruzione fisica della nazione ucraina, in particolare della sua intellighenzia” perché non esisteva tale politica.

Un trionfo del socialismo

La collettivizzazione sovietica dell’agricoltura è una delle più grandi imprese della riforma sociale del XX secolo, se non la più grande di tutte, da mettere assieme alla “rivoluzione verde”, al “miracolo del riso” e alle imprese di controllo delle acque in Cina e negli Stati Uniti. Se i premi Nobel venissero assegnati anche per i risultati comunisti, la collettivizzazione sovietica sarebbe il miglior concorrente. La verità storica sull’Unione Sovietica non è gradita non solo ai collaborazionisti nazisti, ma anche agli anticomunisti di ogni tipo. Molti che si considerano di sinistra, come i socialdemocratici e i trotskisti, ripetono le bugie dei fascisti dichiarati e degli scrittori apertamente pro-capitalisti (neretto del traduttore). Gli studiosi obiettivi della storia sovietica come Tauger, determinati a dire la verità anche quando questa verità è impopolare, sono fin troppo rari e spesso soffocati dal coro dei falsificatori anticomunisti.

Fonti

I libri di Mark Tauger, in particolare:

  • “Modernization in Soviet Agriculture” (2006)
  • “Stalin, Soviet Agriculture and Collectivization” (2006)
  • “Soviet Peasants and Collectivization, 1930-39: Resistance and Adaptation.” (2005)
  • https://www.newcoldwar.org/archive-of-writings-of-professor-mark-tauger-on-the-famine-scourges-of-the-early-years-of-the-soviet-union/
  • http://msuweb.montclair.edu/~furrg/research/furr_bloodliesch1.pdf

Vedasi anche il capitolo I del mio libro Blood Lies; The Evidence that Every Accusation against Joseph Stalin and the Soviet Union in Timothy Snyder’s Bloodlands Is False (New York: Red Star Press, 2013 a questa URL

Sulla carestia del 1946-47 vedasi Stephen G. Wheatcroft, “The Soviet Famine of 1946–1947, the Weather and Human Agency in Historical Perspective.” Europe-Asia Studies, 64:6, 987-1005




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