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STANISLAV PETROV: IL SOLDATO CHE EVITÒ LA TERZA GUERRA MONDIALE

Il 26 settembre 1983 Stanislav Petrov, tenente colonnello dell’esercito sovietico, ha il turno di notte: nel bunker Serpukhov 15 deve controllare i dati che vengono inviati dai satelliti che spiano i movimenti degli armamenti statunitensi. D’un tratto i suoi schermi gli indicano che cinque missili intercontinentali sono partiti da una base nel Montana. Petrov sa benissimo ciò che deve fare nel caso di un attacco nucleare preventivo da parte degli USA. Sa che, dopo la comunicazione ai superiori, l’allarme lanciato percorrerà la scala gerarchica e porterà in pochi minuti alla massiccia operazione di rappresaglia: partiranno missili balistici sufficienti a distruggere obiettivi strategici in Inghilterra, Francia, Germania Ovest e Stati Uniti. Era un periodo di grandissima tensione tra le due superpotenze. All’inizio del mese un caccia sovietico aveva abbattuto un aereo di linea sudcoreano che, per errore, era penetrato nello spazio aereo dell’URSS: erano morte tutte le 269 persone a bordo. Pochi mesi prima il Presidente Reagan aveva coniato l’espressione “Impero del Male” e annunciato il programma delle guerre stellari. Si programmava il dispiegamento dei missili Pershing in Europa. Al Cremlino c’era Yuri Andropov che si era convinto che gli USA stavano preparando un attacco, un primo colpo nucleare. Oggi gli storici ricostruiscono quel periodo come il momento di maggiore rischio per l’umanità: forse ancora peggiore della crisi dei missili a Cuba. Ma Petrov non era convinto. Perché solo cinque missili? Sapeva quale fosse il suo compito, ma pensò che un attacco preventivo, tale da scatenare la terza guerra mondiale, e per di più atomica, non sarebbe mai potuta partire con soli cinque missili. E nello spazio di pochissimi secondi prese la decisione più importante della sua ... e delle nostre vite. Interpretò il segnale come un errore del satellite. Gli storici scrivono che ciò che il satellite sovietico interpretò come il lancio di cinque missili balistici intercontinentali dalla base nel Montana era in realtà l’abbaglio del sole riflesso dalle nuvole. In questi ultimi anni il tenente colonnello Stanislav Petrov ha ricevuto molte onorificenze; nel resto del mondo, ma non in patria. Tuttavia egli afferma sempre di non considerarsi un eroe, di aver fatto ciò che gli sembrava più logico. I suoi superiori non la pensarono così: fu obbligato ad andare in pensione anticipatamente, ebbe un esaurimento nervoso per lo stress. La sua storia è venuta alla luce solo molti anni dopo, anche perché, come ama dire lui, “in fondo, ho deciso solo di non fare niente!”. In onore del tenente colonnello Stanislav Evgrafovic Petrov l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha introdotto nel 2013 la Giornata Internazionale per l’eliminazione totale di tutte le armi nucleari, che viene celebrato ogni anno il 26 settembre.




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