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CRISI DEI PARTITI NON DEL SISTEMA POLITICO

Il nostro sistema politico non è in crisi ma è sotto attacco. Il riemergere di forze reazionarie e fasciste ha dato luogo a vari e diversi tentativi di scardinare le fondamenta democratiche della Costituzione e le stesse istituzioni democratiche. In un documento politico unitario sottoscritto nel 2020, la Destra proponeva l'autonomia differenziata, la riforma della giustizia e l'elezione diretta del presidente della Repubblica, tre pilastri di un più ampio progetto reazionario pensato in quel momento per essere rilanciato e supportato alla prima occasione possibile. La spallata alle istituzioni - momento tanto atteso dalla Destra e per il quale in forme diverse stanno da tempo lavorando soprattutto Meloni e Salvini – avrebbe potuto concretizzarsi proprio in occasione dell'elezione del presidente della Repubblica. Due strade per lo stesso obiettivo: (1) quella scelta da Salvini per far saltare il governo in caso di nomina di Draghi a Capo dello Stato con conseguenti elezioni politiche anticipate, oppure (2) quella scelta da Meloni per far venire meno il vincolo di maggioranza tra i partiti di governo laddove fosse stato rieletto Mattarella, facendo leva sul voto contrario dei leghisti. Ma il banco non è saltato, la spallata non c'è stata: è andato in crisi il progetto nefasto della Destra. Così come sono andate in crisi le coalizioni politiche fino ad oggi costituite in Parlamento. Da una parte, la Destra si trova ad affrontare il conflitto ormai palese tra Meloni e Salvini per la leadership ma anche le defezioni dei centristi di Forza Italia, decisi a recuperare autonomia rispetto a Lega e Fratelli d'Italia ed a saldare una nuova alleanza con altre forze politiche di Centro semmai ricomprendendo anche Italia Viva e rinsaldando il rapporto tra Berlusconi e Renzi. Dall'altra parte, il Centrosinistra deve trovare il giusto equilibrio nel rapporto tra PD e M5S in funzione di una concreta e decisa unità d'azione. Problemi non mancano nei due partiti: da un lato, Letta punta ad essere riferimento politico della più ampia coalizione comprendente anche la sinistra riformista di LeU; dall'altro lato, Conte deve riuscire a far accettare la propria leadership all'interno di un movimento fin troppo effervescente e, soprattutto, in presenza di una figura ingombrante quale sta diventando Di Maio. Da qui alle prossime elezioni politiche compito prioritario delle forze democratiche sarà quello di recuperare progettualità al proprio interno e credibilità verso gli italiani, in funzione della difesa delle istituzioni parlamentari e della Costituzione antifascista.




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