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IL FENOMENO MIGRATORIO IN ITALIA

La migrazione è un fenomeno globale, non coinvolge solo l’Italia oppure l’Europa. Secondo le Nazioni Unite sono oggi 272.000.000 le persone residenti in un Paese diverso da quello di nascita (migranti internazionali) ovvero il 3,5% della popolazione mondiale. Si tratta di un fenomeno che coinvolge tutti i continenti, tanto che i primi Paesi per numero di immigrati sono Stati Uniti, Arabia Saudita, Germania e Russia. La popolazione straniera nell’Unione europea ha raggiunto nel corso del 2018 i 40.000.000 – considerando anche i cittadini comunitari residenti in altri Paesi dell’Unione Europea – pari al 7,8% della popolazione complessiva. Si tratta di un valore in costante aumento dal 2013. Tra i Paesi più popolosi, quello con la maggiore incidenza straniera è la Germania (11,7%) poi seguono Spagna (9,8%) e Regno Unito (9,5%) mentre l’Italia conta una presenza straniera pari all’8,5% della popolazione complessiva; ancora più bassa la presenza straniera in Francia (7,0%) dove però incide una normativa sulla cittadinanza di tipo diverso, per cui molti cittadini di origine immigrata (soprattutto da ex colonie) sono considerati Francesi a tutti gli effetti. L’andamento dell’incidenza straniera nel periodo 2008-2018 è aumentato in tutti i Paesi considerati ad eccezione della Spagna; questi Paesi hanno un passato coloniale significativo, che rappresenta uno dei fattori principali dei flussi migratori, garantendo continuità linguistica e culturale con il Paese di destinazione. Fa eccezione proprio l’Italia, la cui immigrazione è caratterizzata da una frammentarietà di provenienze e dalla mancanza di legami culturali (e linguistici) con i Paesi d’origine. E proprio nel nostro Paese si parla – chiaramente a fini politici – di “invasione” a proposito dei flussi migratori facendo leva sulla diffusa percezione che i flussi migratori siano fortemente aumentati negli ultimi anni, anche sotto la spinta delle cronache quotidiane degli sbarchi. In realtà, se si osservano gli ingressi di cittadini non comunitari in Italia, si può affermare che l’immigrazione è (fortemente) diminuita nell’ultimo decennio. Nel 2010, infatti, i Permessi di Soggiorno rilasciati in Italia erano quasi 600.000, di cui 6 su 10 per motivi di lavoro. Nel 2018, invece, i Permessi di Soggiorno complessivi sono stati meno di 240.000 (-59,5%), di cui meno del 6% per lavoro. Se è vero che gli “altri motivi” – la cui principale componente è data dai motivi umanitari – sono più che triplicati, essi rappresentano oggi appena un terzo dei Permessi di Soggiorno totali. Rappresentano più della metà dei Permessi di Soggiorno, invece, quelli per ricongiungimento familiare che oggi sono la prima componente dei nuovi ingressi. Un altro stereotipo riguarda l’identikit degli immigrati presenti in Italia: nell’immaginario collettivo gli “immigrati” sono prevalentemente africani, uomini e in buona parte musulmani. In realtà, tra i primi 20 Paesi d’origine degli stranieri in Italia, se ne contano solo due dell’Africa sub-Sahariana (Nigeria e Senegal) e tre del Nord Africa. Sette su venti sono invece Paesi europei, di cui tre addirittura membri dell’Unione Europea (Romania, Polonia e Bulgaria). I cittadini rumeni, da soli, rappresentano quasi un quarto degli stranieri totali (23,0%) e, complessivamente, i cittadini comunitari superano il milione e mezzo di presenze. Inoltre, le donne sono oltre la metà degli stranieri (51,7%) e questo dato rappresenta una media tra situazioni molto diverse: tra i Paesi dell’Est Europa l’incidenza femminile è molto alta (Ucraina 77,6%, Moldavia 66,2%, Polonia 73,8%) e legata chiaramente alla domanda di servizi di cura e assistenza a domicilio; molto più bassa, invece, tra le comunità del Nord Africa (Egitto, Tunisia) o dell’Asia meridionale (Bangladesh, Pakistan), tra le quali gli immigrati sono soprattutto maschi. Anche osservando la variazione dei flussi migratori nel periodo 2009-2019, appare infondato parlare di “invasione”: alcune nazionalità hanno registrato variazioni considerevoli, ma complessivamente gli stranieri in Italia sono aumentati del 37,1%. Tra le principali nazionalità, in particolare, l’unica ad aver registrato un aumento significativo è la Romania, soprattutto a seguito dell’ingresso nell’Unione Europea (2007). Molto meno intenso, invece, l’andamento delle altre comunità, in cui l’aumento è dovuto principalmente ai ricongiungimenti familiari o ai nati in Italia. Infine, l’ultimo stereotipo è legato alla religione: negli ultimi anni gli attentati terroristici di matrice islamica hanno contribuito a diffondere una paura verso le comunità musulmane, percepite spesso come molto numerose. In realtà, secondo i dati del «Dossier IDOS 2019» gli stranieri di religione musulmana in Italia sono poco più di 1.700.000, ovvero un terzo del totale. Molto più numerosa invece la componente cristiana nel momento in cui, come visto, le principali comunità sono quelle dell’Est Europa.

(fonte dati: «Gli stranieri ci invadono?» Fondazione Leone Moressa)




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