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LA TRAPPOLA DEL CUNEO FISCALE

Il cosiddetto cuneo fiscale è rappresentato dagli oneri sociali e dalla tassazione, dedotti questi due parametri si arriva a costruire il salario netto in busta paga che è molto più basso del costo del lavoro ed è quello che interessa al lavoratore. Da un lato, i contributi sociali in Italia sono allineati sui valori delle economie più avanzate e, dall'altro, vanno a finanziare sostanzialmente la spesa pensionistica, che già da anni registra un forte deficit. La seconda componente del cuneo fiscale è data dall’Irpef laddove, da ultimo, due importanti provvedimenti del governo Draghi hanno portato ad una riduzione di tasse per quasi 15 miliardi di euro: il bonus dei 100 euro per i redditi medio-bassi e la sostanziosa riduzione delle aliquote per i redditi medi. Quindi il cuneo fiscale è già stato ridotto attraverso la fiscalità in maniera sostanziale e non ha, quindi, alcun senso la richiesta di un'ulteriore riduzione del cuneo fiscale, se non per venire incontro agli interessi specifici di Confindustria che, non a caso, si è posta a capofila di questo movimento affiancata, strumentalmente, dal mondo delle cosiddette partire Iva. Chi pagherà alla fine un'eventuale riduzione del cuneo fiscale? Con un debito pubblico così elevato, ogni sua riduzione porterà inevitabilmente ad una riduzione dei servizi garantiti dallo stato sociale e si comincerà, in alcuni casi sta già succedendo, con una ulteriore, progressiva privatizzazione. A pagare il conto non saranno le imprese, ma le casse pubbliche non in grado di finanziare servizi essenziali, uno dei quali l'Inps, oppure i lavoratori stessi, che dovranno pagare servizi sanitari, scolastici, sociali prima forniti gratuitamente oppure accontentarsi di un assegno pensionistico ridotto mediante un'imminente manovra finanziaria che vuol far passare l'uscita anticipata dal lavoro come un intervento a favore dei lavoratori. Ma alla Destra al governo non interessano i reali, concreti, problemi che attanagliano il mondo del lavoro dipendente e nel Consiglio dei Ministri il governo ha deciso cosa fare del cuneo fiscale, sbandierando la misura come aiuto ai lavoratori dipendenti. Ci dicono, addirittura, che il provvedimento di legge sul cuneo fiscale viene incontro ai lavoratori dipendenti con redditi più bassi, compresi cioè tra i 15mila euro e i 30 mila euro. Questi lavoratori avranno un aumento di stipendio che varia dai 24 euro ai 45 euro netti a mese, per 13 mensilità. Ma il governo non ci dice tre cose:

  1. che l'aumento dello stipendio è dato solo dal taglio di contributi e tasse a carico dell'impresa che questa versa in busta paga a completamento del salario mensile e che servono ad incrementare l'assegno mensile che spetterà al lavoratore una volta in pensione
  2. che il taglio del cuneo fiscale avviene per i redditi bassi ed è quindi divisivo per i lavoratori perché colpisce ancora di più chi guadagna di meno e prenderà meno pensione
  3. che la manovra serve solo ad alleggerire il peso di contributi e tasse che le imprese devono riconoscere ai propri dipendenti per consentire oro di vere una pensione dignitosa

A tutto ciò bisogna aggiungere che la flat tax pensata anche per i lavoratori dipendenti viene spacciata come una agevolazione per uscire prima dal mondo del lavoro. Ma anche qui non ci dicono che l'assegno pensionistico mensile sarà decurtato sensibilmente proprio perché l'andata in pensione è anticipata e quindi non capiente come contributi versati. Siamo in mano ad un governo a busta paga di Confindustria.




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