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UCRAINA: PUNTO DI SVOLTA O DI NON RITORNO?

Per la prima volta i comandi militari ucraini confermano le dichiarazioni di Zelens'kyj che, per la prima volta, parla di possibile sconfitta sul campo in Donbass se non arrivano altre armi pesanti. Cosa sta succedendo in quel martoriato Paese? Possibile che qualcuno abbia deciso il destino dell'Ucraina? Alcuni accadimenti me lo fanno pensare. L'Europa si sta logorando, politicamente ed economicamente, in seguito alle sanzioni erogate e su quelle che non si riescono ad erogare alla Russia: politicamente non c'è accordo sulle misure da adottare per bloccare l'import di gas russo ed economicamente alcuni governi stanno facendo i conti con il crollo del proprio pil e della propria produzione industriale. Gli USA sanno perfettamente che non possono superare la linea rossa della semplice difesa del territorio ucraino perché l'orso ferito in punto di morte diventa feroce. Gli alleati occidentali altro non hanno potuto fare che mandare armi e munizioni - in alcuni casi anche istruttori militari di truppe speciali - ma hanno cominciato a capire, aldilà delle dichiarazioni di facciata, che arginare l'offensiva dell'esercito russo - concentrata ormai solo in Donbass - è impossibile vista e considerata l'enorme disparità di uomini e armamenti presenti sul campo. La sedicente "dottrina Biden" con la quale il presidente americano dichiarava, allo scoppio della guerra, di voler cacciare lo Zar dal Cremlino è miseramente evaporata di fronte alla presa di coscienza, necessaria, da parte dei principali paesi europei che combattere una guerra con l'obiettivo di completare l'accerchiamento della Russia con l'entrata di Svezia e Finlandia nella NATO non è propriamente l'obiettivo principale del doveroso supporto militare da loro fornito all'Ucraina. Parimenti, gli USA hanno forse raggiunto una serie di obiettivi, insperati alla vigilia dell'invasione: la rianimazione la NATO e la sua legittimazione come organizzazione difensiva, il raggiungimento dei confini della Russia senza danno alcuno e col minimo sforzo, l'impennata del business della produzione di armi affidata dal governo quasi per intero all'industria privata. Ben altra cosa fu, qualcuno lo avrà ricordato a Biden, l'esito della "dottrina Reagan" con la quale gli USA vinsero lo scontro militare, politico, economico e finanziario con l'URSS che vent'anni di "dottrina Brezhnev" (la famigerata sovranità limitata) avevano lasciato in stato comatoso ed ormai accartocciata su se stessa, in attesa solo del colpo mortale. Negli anni Ottanta, al fianco degli USA - che si opposero dovunque nel mondo all'espansionismo sovietico segnatamente in Africa e in Asia, armando la resistenza afgana e contribuendo alla sconfitta dell'esercito sovietico dopo dieci anni di guerra - c'era la potenza finanziaria del Vaticano che mise a disposizione la propria banca - lo IOR del cardinale Marcinkus - in appoggio all'imperialismo statunitense per contribuire a sgretolare i governi dell'Europa orientale. In quegli anni, al fianco dell'URSS non c'era la Cina che era alle prese con drammatici sconvolgimenti politici ed economici successivi alla morte di Mao Tse-tung. L'URSS era accerchiata, era esausta ed era sola: non ci fu scampo. Oggi la Russia può contare, all'interno, su un gradimento importante per il regime garantito da un ramificato e spietato sistema di controllo poliziesco e, all'esterno, da un appoggio politico, economico e finanziario (nonché interessato) da parte del vicino cinese a sua volta impegnato a muovere tutte le pedine in suo possesso per contendere agli USA il dominio mondiale. Forse l'Ucraina è stata un banco di prova: per gli USA che hanno potuto misurare la tenuta complessiva della Russia, per l'Europa che ha dimostrato volontà e capacità di difendere la propria esistenza fino ai suoi confini, per la Russia che ha preso atto dell'impossibilità di spaccare l'Europa senza il sostengo del trumpismo d'oltreoceano. Ma il popolo ucraino sta pagando un prezzo troppo alto, un muro di odio è stato costruito tra le regioni occidentali e quelle orientali del Paese. Zelens'k yj è spalle al muro, cosa ne sarà dell'Ucraina? L'unica soluzione praticabile al momento per far cessare il massacro potrebbe essere la costituzione dell'Ucraina in repubblica federale simile alla Bosnia ed Erzegovina con due entità amministrative autonome conviventi in un solo confine nazionale. Se i mediatori europei riescono a far sedere ad un tavolo Putin e Zelens'kyj.




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