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LE MANI DELLA FINANZA USA SULL'UCRAINA

Il presidente ucraino Volodomyr Zelensky ha annunciato che parteciperà al prossimo raduno del World Economic Forum (WEF) che si terrà a giorni – dal 16 al 20 gennaio – a Davos nelle Alpi svizzere, intervenendo in un panel intitolato “Restoring Security and Peace” il 18 gennaio, insieme al segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg. Secondo alcune fonti, citate dalla CNN, Zelensky parteciperebbe al forum di Davos anche per firmare nuovi accordi per la ricostruzione post-bellica con Blackrock, la società d’investimenti più grande del mondo, già coinvolta dal governo ucraino per servizi di consulenza su come investire i fondi per la ricostruzione del Paese martoriato dalla guerra. Anche il CEO di Blackrock, Larry Fink, infatti, sarà protagonista del Forum, intervenendo il 17 gennaio nel panel intitolato “Rilanciare il commercio, la crescita e gli investimenti”. A fine dicembre scorso l’ufficio presidenziale ucraino aveva rilasciato una dichiarazione in cui affermava: “In conformità con gli accordi preliminari raggiunti all’inizio di quest’anno tra il capo dello Stato e Larry Fink, il team di BlackRock ha lavorato per diversi mesi su un progetto per consigliare il governo ucraino su come strutturare i fondi per la ricostruzione del Paese”. Il comunicato aveva sottolineato, inoltre, che “Volodymyr Zelensky e Larry Fink hanno concordato di concentrarsi a breve termine sul coordinamento degli sforzi di tutti i potenziali investitori e partecipanti alla ricostruzione del nostro Paese, incanalando gli investimenti nei settori più rilevanti e di impatto dell’economia ucraina”. La collaborazione con Blackrock si affianca al piano per la ricostruzione dello stato ucraino discusso nella Ukraine Recovery Conference 2022, cui avevano partecipato nell’estate dell'anno scorso 41 paesi e 19 organizzazioni internazionali, mettendo a disposizione una cifra pari a 750 miliardi di dollari. Questo piano prevede che in cambio dei prestiti, il governo ucraino faccia delle riforme sul piano economico che comprendano, tra le altre cose, la privatizzazione di buona parte del sistema industriale pubblico del Paese. Già a settembre, Zelensky aveva dichiarato: “L’obiettivo del fondo è quello di creare opportunità per gli investitori sia pubblici che privati di partecipare alla ricostruzione e al ringiovanimento dell’economia di mercato in Ucraina, offrendo rendimenti equi e giusti agli investitori”. Il rischio è quello che l’intero settore pubblico ucraino venga svenduto alla finanza internazionale, cosa già accaduta in passato per quanto riguarda il settore agricolo del Paese: quest’ultimo, infatti, è ormai quasi interamente nelle mani di multinazionali americane e occidentali – quali Monsanto, Cargill e Du Pont – come attestato anche dal documento «The corporate takeover of ukraine agriculture» redatto dall’Oakland Institute. Se la guerra sul campo condotta dalla Russia ha certamente distrutto l’Ucraina, la distruzione della sua sovranità economica e del patrimonio industriale pubblico, invece, potrebbe essere portata a termine proprio dalle potenze occidentali e in particolare dalla finanza americana. Non è da escludere che, dopo il Forum di Davos, inizi il pellegrinaggio a Kiev dei massimi esponenti dell'imprenditoria e della finanza occidentale nel tentativo di raggranellare quello che il potente alleato Usa lascerà loro. Dall'Italia sono pronti a partire i vertici di Confindustria.




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