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PER UNA EQUA E SOLIDALE RIPARTIZIONE DELLE RISORSE DEL RECOVERY FUND

La Commissione Europea con il Next Generation EU – comunemente chiamato Recovery Fund – ha stanziato in totale 750 miliardi di euro per superare la crisi economica derivante dalla pandemia  e per la ripartizione dei fondi tra gli Stati membri ha definito tre criteri: 

1. popolazione          
2. reddito pro-capite
3. tasso medio di disoccupazione negli ultimi 5 anni 

In base a questi criteri all’Italia sono stati attribuiti 209 miliardi di euro, la fetta più importante dell’ammontare totale. Importante rilevare che se il criterio fosse stato soltanto quello della popolazione l’Italia avrebbe ricevuto soltanto 97,5 miliardi di euro mentre gli altri 111, 5 miliardi di euro sono stati attribuiti all’Italia perché il Mezzogiorno ha un reddito pro-capite medio di 17mila euro rispetto ai 33mila del Centro-Nord e registra un tasso di disoccupazione del 17% rispetto al 7,6% del Centro-Nord. Se le risorse del Recovery Fund assegnate all’Italia sono ben maggiori, più del doppio, rispetto al solo criterio della popolazione lo si deve assolutamente alle condizioni economiche della popolazione del Mezzogiorno per cui, nel rispetto dei criteri di cui sopra, il 70% delle risorse complessive dovrebbe essere destinato al Mezzogiorno. Purtroppo, dal dibattito in corso nel governo, sta emergendo l’orientamento – non scontato e non definitivo – di assegnare al Mezzogiorno il 34% delle risorse e il rimanente al Centro-Nord. Calcolando la quota spettante per aree geografiche in base ai tre criteri stabiliti dall’Unione Europea, al Centro-Nord spetterebbero 64 miliardi di euro, al Sud e Isole 145 miliardi di euro, ovvero il 70% del totale. Secondo una tabella ufficiosa che circola in questi giorni, l’orientamento sarebbe quello di assegnare 125,40 miliardi di euro al Centro-Nord e solo 83,60 miliardi di euro al Sud e Isole: il 40% del totale dei fondi a fronte del 70% dovuto in base ai criteri fissati dalla Commissione Europea. Una battaglia di equità è appena iniziata, la variabile impazzita (ma non tanto) potrebbe essere data  dal peso politico della Lega e da quello economico della Confindustria.




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