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QUALE VIA NAZIONALE AL SOCIALISMO?

Uno dei problemi teorici che maggiormente caratterizzano il dibattito all’interno del movimento comunista è costituito dal concetto di via nazionale al socialismo. Ossia se un partito comunista deve conquistare il potere ed avviare in un solo unico modo la transizione ovvero se in ogni paese, tenendo conto delle peculiari condizioni storiche, socioeconomiche, politiche, culturali e di fase, si possono seguire vie diverse ma con lo stesso fine: l’edificazione del socialismo. Sostenere che esiste un “modello universale” di socialismo è una posizione dogmatica, pur tuttavia il concetto di «via nazionale al socialismo» si presta – se non ben interpretato - a deviazioni di stampo revisionista ed opportunista, ragion per cui diventa fondamentale sostenere la giusta posizione teorica sulla base dei princìpi del marxismo-leninismo. Se un partito comunista segue una propria via nazionale alla costruzione di una società socialista sulla base del marxismo-leninismo e una volta al potere attua la dittatura del proletariato, allora il concetto di via nazionale al socialismo è condivisibile. Se invece per via nazionale al socialismo si intende la rinuncia alla dittatura del proletariato e l’imbocco della via parlamentare, allora si realizza un percorso socialdemocratico, revisionista, borghese, kruscioviano che teorizza la transizione al socialismo mediante le elezioni, col riconoscimento esplicito della democrazia borghese come valore universale. Vale la pena ricordare il contributo che dette, in occasione della conferenza del Partito Comunista di Bulgaria tenuta Sofia il 26 febbraio 1946, Georgi Dimitrov dichiarando che ogni popolo avrebbe avviato la costruzione del socialismo per una via propria, senza seguire schemi prefissati e che i comunisti bulgari, seguendo gli insegnamenti di Marx, Engels, Lenin e Stalin avrebbero trovato una “via bulgara al socialismo” come quella più idonea alla situazione del paese. Lo spartiacque sta nel rispettare i princìpi teorici del socialismo scientifico e seguire in tal modo la via nazionale al socialismo diventa un processo rivoluzionario inserito a pieno titolo nel solco della prassi marxista-leninista. Il resto è cretinismo parlamentare.




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