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PER UN'EUROPA PROTAGONISTA NEL MONDO

Alla fine, la guerra è giunta sul suolo europeo, per mano della Russia. Quanto messo in atto da Putin, ripulito da retorica da grande guerra patriottica, altro non è che il tentativo di ricostruire la grandezza della Grande Madre Russia zarista. Gli avvenimenti in terra di Ucraina impongono ai paesi europei una profonda riflessione sul da farsi, su cosa l’Europa vuole realmente essere. La crisi ucraina conferma il ravvivarsi dell'equilibrio del terrore ed è parte di una più ampia contrapposizione per il dominio mondiale giocato su diverse scacchiere. Dal Mediterraneo al Pacifico, dall'Asia all'Africa e all'Europa, si contende in vari modi - finanziariamente, economicamente e militarmente - in un'ampia e vasta contrapposizione tra imperialismo americano, da un lato, e socialimperialismo cinese e revanscismo russo dall’altro. E il vecchio Continente? L'Europa non può essere schiacciata in questa contesa aspra, a tratti mortale, o peggio restare inerte col rischio di mandare in frantumi la propria unità politica e la capacità di proporsi come protagonista sulla scena mondiale. Se appaiono superati gli schematismi novecenteschi del secondo dopoguerra, in clima di guerra fredda - con la NATO o con il Patto di Varsavia, con gli USA o con l'URSS - stiamo assistendo a una ricomposizione di quello che fu "l'equilibrio del terrore" con soggetti politici nuovi e diversi. Gli USA, che ripropongono sia l'espansione ad est in Europa, rendendo funzionale ai propri obiettivi il supporto militare all'Ucraina in attesa di riscuotere ampie quote di mercato per la ricostruzione economica e finanziaria di quel Paese, e il supporto, per ora in via difensiva, fornito a Taiwan in funzione anticinese. La Cina, che punta alla "conquista dolce"  - soft power - di nuovi mercati su cui espandere la propria influenza a colpi di crediti concessi ai paesi in via di sviluppo. La Russia, impegnata a consolidare "manu militari" la sua presenza in Medioriente ed a rafforzare la cintura di protezione alla frontiera meridionale mediante un'alleanza militare - OTSC, Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva - con i paesi asiatici ex sovietici ed a tentare di conquistare analoga sicurezza persa nell'Europa orientale. In questo nuovo, ancora mutevole, quadro geopolitico, la comunità europea deve recuperare centralità politica, economica, all'occorrenza militare, ma ponendosi sul palcoscenico mondiale in autonomia, come sembrava aver iniziato a fare durante la crisi tra Russia e Ucraina. Di fatto, però, l'attivismo europeo si è affievolito e poi spento, sovrastato dal "movimentismo" americano e dall'incapacità dei governanti europei di trovare una posizione comune sul da farsi nel complesso tentativo di sostenere l'Ucraina ma di convincere Zelen'skyj e Putin a sedere al tavolo delle trattative di pace. L'Europa non può sparire dallo scenario mondiale ma deve, invece, ergersi a soggetto politico di tipo nuovo, autonomo, superando l'appartenenza atlantica rappresentata dalla NATO ma senza cadere nell'abbraccio mortale delle mire espansionistiche cinesi e/o russe, diverse come orizzonte politico ma affini nel tentativo di spezzare e indebolire l'unità europea. È giunto il momento di ripensare ad un'Europa che si ponga al di fuori della NATO ma costituendo un polo politico e militare non allineato, d'oggetto attivo e propositivo per un multipolarismo di tipo nuovo, eurocentrico. Forse l'unico tentativo per riportare il vecchio Continente al centro della scena politica mondiale con un ruolo che sia da protagonista nella ricerca ossessiva della pace.




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