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FRATELLI D'ITALIA: LE RADICI PROFONDE NON GELANO

Forse non è chiara a tutti la natura di questo governo. Ad alcuni non interessa, perché ormai lontani dalla vita politica. Ad altri non interessa perché disillusi dal sistema politico. Ad altri non interessa perché gli sta bene quanto leggono e ascoltano dai social network filogovernativi. Ebbene, questo è un governo che si è posto una missione da realizzare: trasformare la Repubblica democratica parlamentare in uno Stato autoritario e corporativo di stampo fascista. A Giorgia Meloni va riconosciuto il merito di aver saputo amalgamare da posizioni di forza la compagine attualmente al governo del Paese, sterilizzando Tajani e annichilendo Salvini. Lo ha fatto da posizioni di forza acquisite nel partito che ha fondato nel 2012 uscendo dal calderone del Popolo delle Libertà nel quale l'aveva collocato l'ex fascista Gianfranco Fini. La forza le viene data dalla natura stessa, dalle radici con le quali è cresciuta nel tempo l'ideologia fascista in Italia: il culto del Capo in un partito gerarchico e verticistico. Tali furono il MSI di Giorgio Almirante e la Alleanza Nazionale di Fini, fino alla svolta di Fiuggi, che pure non riuscì a disintegrare il partito almeno fino alla fine del 2003. In quell'anno accaddero due avvenimenti che incrinarono in maniera definitiva il rapporto tra il Capo e la base militante e "nera" del Partito:

(1) la visita allo Yad Vashem, il museo dell'Olocausto di Gerusalemme dove Fini denunciò gli errori del fascismo e la tragedia dell'Olocausto, definendo le leggi razziali promosse dal regime fascista come «male assoluto del XX secolo»

(2) la dichiarazione con la quale affermò pubblicamente di aver cambiato idea anche su Benito Mussolini: «Il popolo italiano si assume la responsabilità per quanto accaduto dal 1938, quando sono state adottate le leggi razziali. Non c'è condanna senza assunzione di responsabilità.»

In quegli anni si formava politicamente Giorgia Meloni, sotto l'ala protettiva di Ignazio La Russa che da quel momento non lascerà più la sua funzione di protettore e guardaspalle politico dell'attuale Capo del governo. Tornando ad oggi, ribadisco che questo governo si è dato una missione da realizzare: trasformare la Repubblica democratica parlamentare in uno Stato autoritario e corporativo di stampo fascista. La sua azione si sta dipanando ovunque ce ne sia la possibilità: epurazione diretta e/o indiretta nella televisione pubblica per eliminare voci critiche, controriforma della giustizia per isolare i pubblici ministeri e condizionarne l'operato, decreto sicurezza per limitare e reprimere il dissenso, riforma fiscale per proteggere i grandi patrimoni e garantire una sempre maggiore accumulazione del profitto dei grandi gruppi industriali mediante compressione salariale e contenimento del costo del lavoro, scudo fiscale per i capitali, esautorazione dei sindacati da qualsiasi confronto su manovre di bilancio e su contrattazione collettiva. In politica estera appare fin troppo chiaro l'allineamento alle politiche imperiali statunitensi, la subalternità alla politica dei dazi doganali imposta all'Europa dagli USA, la funzione di grimaldello - finora resa vana dalle forze democratiche presenti in Parlamento a Bruxelles - di spaccare dall'interno l'unità europea. Nei fatti, questo governo è da contrastare duramente in Italia come in Europa a salvaguardia della tenuta democratica del nostro Paese come del vecchio Continente.

 





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