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L'IMMIGRAZIONE TRA SECONDA E TERZA INTERNAZIONALE

  • La Seconda Internazionale

Il congresso di Stoccarda del 1907 fu il più importante della Seconda Internazionale. Si discusse di colonie, guerra, imperialismo, diritto di voto per le donne, sindacati e immigrazione. Non fu un caso: era su questi argomenti che l’opportunismo si stava palesando più chiaramente.
Al congresso la destra opportunista, proveniente principalmente dal Regno Unito, dagli USA e dalla Germania, parlò in difesa delle colonie in quanto forza civilizzatrice, contro una linea ferma sulla guerra, contro l’immigrazione dai paesi “troppo attardati nel loro sviluppo” , a favore di un sindacalismo “neutrale” ( leggi apolitico) e a favore di un compromesso sulla questione del diritto di voto alle donne, in particolare dando priorità al suffragio maschile su quello femminile . Alla fine la sinistra prevalse al voto. Vale la pena riportare qualche dettaglio sulla questione dell’immigrazione dato che gli argomenti sollevati durante il dibattito furono molto simili a quelli ora avanzati da Nagle e McCluskey. Un delegato dal Partito laburista australiano di nome Trömer spiegò: “I capitalisti pertanto tentano di fare entrare più lavoratori asiatici per abbassare gli stipendi. I lavoratori bianchi stipendiati si organizzano velocemente fra loro e non permettono di abbassare le condizioni lavorative degli Australiani. Il Partito laburista australiano perciò desidera tener fuori taluni lavoratori che si ritiene non si adattino alle condizioni dei bianchi. Mi riferisco agli asiatici. [Io credo che ] queste politiche del Partito laburista Australiano non contraddicano il socialismo. [….] Naturalmente noi tutti desideriamo una generale fratellanza dei popoli, ma fino a che non la raggiungiamo dobbiamo occuparci dei lavoratori del nostro paese, cosicché non siano offerti in sacrificio ai capitalisti senza resistenza”.
La stessa impostazione venne espressa dal delegato americano Hillquit: “I capitalisti importano questo genere di forza lavoro, che per natura deve essere conveniente e in generale svolge il compito di crumiri inconsapevoli. Oggigiorno questa forza lavoro è cinese e giapponese, la razza gialla in generale. Non abbiamo assolutamente pregiudizi razziali contro i cinesi, ma dobbiamo prendere atto che sono totalmente non organizzabili. Un popolo può essere organizzato per la lotta di classe solo quando il suo sviluppo è sufficientemente progredito, quale è il caso dei Belgi e degli Italiani emigrati in Francia. Il Socialismo non può essere mero sentimentalismo. Siamo nel mezzo di uno scontro aperto fra Capitale e Lavoro, Chiunque si ponga contro la classe lavoratrice organizzata è nostro nemico. Vogliamo arrivare a una sorta di situazione di privilegio per i crumiri stranieri, che i lavoratori nazionali dovranno poi combattere? Se non prendiamo dei provvedimenti contro l’importazione di crumiri cinesi faremo fare un passo indietro al movimento operaio socialista”.
Con l’eccezione del linguaggio usato, abbiamo qui esattamente lo stesso fenomeno visto con Nagle e McCluskey. Sotto una copertura di fraseologia di lotta di classe e internazionalista, questi delegati invocavano attacchi ai diritti di specifici gruppi di lavoratori. Non i migranti in generale, certo - cosa sarebbero gli USA senza gli immigrati? - ma un particolare gruppo di lavoratori che erano considerati responsabili della riduzione dei salari.
Non è un caso che il gruppo che preoccupava in modo particolare i delegati americani fossero i migranti asiatici. Il parlamento USA aveva, solo cinque anni prima, reso permanente la legge per l’esclusione dei cinesi del 1882, la quale non solo impediva ulteriore immigrazione dalla Cina , ma tolse una serie di diritti ai migranti cinesi. Questa legge fu vergognosamente appoggiata dalla AFL come anche dal sindacato edili della California, e solo l’IWW, il sindacato più a sinistra, si oppose ad essa. Su questo aspetto i delegati USA e Australiani si accodarono alla classe dominante americana.
Tra l’altro fu la seconda volta che dei delegati del Partito Socialista Americano (PS) sollevarono la questione. Al congresso di Amsterdam del 1904, Hilquit propose una mozione simile, invocando la fine della importazione di lavoratori dalle “razze arretrate”. Alla risoluzione si opposero gli altri delegati del PS e, come per la risoluzione del 1907, fu ritirata. Tuttavia la maggioranza del PS era completamente opportunista su questa questione, e giocò la carta dell’immigrazione nella campagna presidenziale di Debs del 1904, a dispetto della personale contrarietà di quest’ultimo alla mozione a Stoccarda.
A Stoccarda i delegati del Partito Laburista Socialista USA (guidato da Daniel DeLeon ) si oppose alla politica:
“[L’oratore, Julius Hammer, critica] in particolare il terzo punto della mozione di Hillquit, che potenzialmente concede limiti all’immigrazione dei lavoratori Cinesi e Giapponesi. Questo è completamente non-Socialista. Un limite prefissato all’immigrazione deve essere respinto. Nulla del Socialismo può essere raggiunto attraverso un percorso legislativo in cooperazione con i partiti borghesi.[L’oratore fornisce diversi esempi] di quanto l’odio razziale acceca i lavoratori e li spinge alla violenza. I Giapponesi e i Cinesi possono essere organizzati molto bene. Non sono lavoratori così arretrati come sono statti descritti. Giungono a capire il capitalismo molto bene , e anche a capire come combatterlo.”
Gli fecero eco i delegati Italiani: “Non si può combattere i migranti, ma solo gli abusi che sorgono dall’emigrazione. Il partito Italiano e i sindacati sono sempre consci di questo. Siamo contrari ai controlli all’emigrazione perché sappiamo che la frusta della fame che schiocca dietro i migranti è più forte di qualsiasi legge fatta dai governi”
Essenzialmente questi argomenti si adattano a pennello alla situazione odierna. La posizione propugnata dagli opportunisti a quella conferenza è totalmente analoga alla posizione avanzata da chi oggi propone controlli all’immigrazione. La risoluzione che fu approvata al congresso di Stoccarda insisteva sullo stesso punto :
“Il congresso non ricerca un rimedio attraverso stratagemmi politici o economici alle conseguenze potenzialmente imminenti per i lavoratori dall’immigrazione e l’emigrazione , perché sono sterili e reazionari per natura. Questo è particolarmente vero per la limitazioni alla migrazione e all’esclusione di razze o nazionalità straniere.”
Invece che controlli alla migrazione , considerati “reazionari per natura”, la Seconda Internazionale propose una serie di misure atte a rafforzare il movimento operaio del paese ricevente:
“1. Divieto di importazione e esportazione di quei lavoratori che hanno accettato un contratto che li priva del libero controllo sulla propria forza lavoro e salario.
2. Leggi a protezione dei lavoratori per la riduzione dell’orario di lavoro, introduzione di un salario minimo , abolizione dello Sweat System e regolamentazione delle ore di lavoro domestico.
3. Abolizione di tutte le restrizioni che impediscono a specifiche nazionalità o razze di stabilirsi in un paese o che le escluda dai diritti sociali , politici ed economici dei lavoratori nativi o che gli impedisca di esercitare questi diritti. Misure estensive per facilitare la naturalizzazione”
In aggiunta fu deciso che i sindacati avrebbero dovuto rimuovere ogni impedimento all’iscrizione per i migranti , e di dare la massima importanza al loro coinvolgimento, così come a lavorare per fondare un movimento sindacale internazionale e rafforzare il movimento sindacale del paese da cui provengono i migranti.
Un programma internazionalista del genere rappresentava un aspro contrasto al provincialismo dei leader del movimento operaio dell’epoca.
È chiaro che il ruolo che giocano i lavoratori migranti nella società capitalista non è cambiato in modo significativo . C’è un tentativo costante da parte della classe capitalista odierna , così come quella di cento anni fa, di usare i migranti per tagliare i salari e peggiorare le condizioni di lavoro. Si può discutere di quanto successo abbia questa strategia, ma anche se si traesse la conclusione che i migranti sbaragliano la concorrenza della forza lavoro pre-esistente, non si deve giungere a sostenere il blocco alla migrazione. Piuttosto il contrario. Il ruolo dei sindacati e partiti politici deve essere di integrare e formare i lavoratori non organizzati per rafforzare il movimento operaio. Allora sarà possibile lottare contro tutte le discriminazioni e la differenziazione dei diritti fra migranti e non, includendo il diritto ai migranti di rimanere nel paese ospitante, indipendentemente dalla loro situazione lavorativa.

  • La Terza internazionale

Non stupisce che Lenin fosse con la sinistra al Congresso di Stoccarda, esprimendo preoccupazione per la crescita dell’opportunismo nel movimento operaio :
“Questo voto sulla questione coloniale è di grande importanza. Primo, ha mostrato a sorpresa l’opportunismo fra i socialisti, che soccombono alle seduzioni della borghesia. Secondo, rivela una caratteristica del movimento operaio europeo, che può fare danni non piccoli alla causa proletaria, e per questa ragione deve ricevere una seria attenzione.”
La risoluzione sulla politica coloniale vinse con una ristretta maggioranza , con le nazioni più piccole a bilanciare il peso delle nazioni coloniali imperialiste. Egli attribuì la crescita dell’opportunismo all’imperialismo , qualcosa su cui tornò nel suo “Imperialismo: fase suprema del Capitalismo”. Fece le stesse affermazioni sulla questione dell’immigrazione:
“Qualche parola sulla mozione su emigrazione ed immigrazione. Anche qui, in Commissione c’è stato un tentativo di difendere ristretti interessi di bottega, di proibire l’immigrazione di lavoratori da Paesi arretrati (i coolie – dalla Cina ecc.). Questo è lo stesso spirito aristocratico che si trova tra i lavoratori in alcuni dei Paesi “civilizzati”, che traggono certi vantaggi dalla propria posizione privilegiata e sono, quindi, propensi a dimenticare la necessità della solidarietà di classe internazionale. Nessuno però al Congresso ha difeso questa ristrettezza di vedute corporativa e piccolo-borghese. La mozione approvata riflette appieno le rivendicazioni della socialdemocrazia rivoluzionaria.” (Il congresso dell’Internazionale Socialista di Stoccarda)
Lenin appoggiò la risoluzione e collegò l’opposizione alla conquista di diritti da parte dei migranti con il supporto all’imperialismo. Il suo atteggiamento su questo, come su tutto il resto, fu internazionalista. L’atteggiamento di un settore della classe lavoratrice nei paesi imperialisti era dannoso per tale unità. Come Lenin aveva asserito erano “inclini a trascurare la necessità della solidarietà di classe internazionalista”
Nel suo articolo del 1913 “Il capitalismo e l’immigrazione operaia”, fece affermazioni simili :
“La borghesia aizza gli operai di una nazione contro gli operai di un’altra, cercando di dividerli. Gli operai coscienti, comprendendo l’inevitabilità e il carattere progressivo della distruzione di tutte le barriere nazionali operata dal capitalismo, cercano di aiutare a illuminare e a organizzare i loro compagni dei paesi arretrati.”
Nel 1915 ritorna ancora sull’argomento:
“Nella nostra lotta per il vero internazionalismo e contro il “jingo-socialismo” (Il Jingoismo era una forma di sciovinismo estremo, ndt) citiamo sempre nella nostra stampa l’esempio dei leader opportunisti del P.S. in America, che sono a favore di restrizioni sull’immigrazione di lavoratori cinesi e giapponesi (specialmente dopo il Congresso di Stoccarda del 1907 e contro le decisioni di Stoccarda). Pensiamo che non si possa essere internazionalisti e allo stesso tempo a favore di queste restrizioni. E affermiamo che i socialisti in America, specialmente i socialisti inglesi, che appartengono alla nazione dominante e degli oppressori, che non sono contrari a qualunque limitazione dell’immigrazione, contro il possesso delle colonie (Hawaii) e per l’integrale libertà delle colonie, ebbene tali socialisti sono in verità dei jingoisti.”
La posizione di Lenin è più che chiara. Non può essere ammessa alcuna posizione a favore di restrizioni all’immigrazione. Queste posizioni sono “jingo-socialiste” e fondamentalmente contrarie a una politica internazionalista. Lenin chiarisce ulteriormente il proprio punto di vista sugli effetti positivi dell’immigrazione nello stesso articolo del 1913:
“Non c’è dubbio che solo l’estrema povertà costringe gli uomini ad abbandonare la patria e che i capitalisti sfruttano nella maniera più disonesta gli operai immigrati. Ma solo i reazionari possono chiudere gli occhi sul significato progressivo di questa migrazione moderna dei popoli. La liberazione dall’oppressione del capitale non avviene e non può avvenire senza un ulteriore sviluppo del capitalismo, senza la lotta di classe sul terreno del capitalismo stesso. E proprio a questa lotta il capitalismo trascina le masse lavoratrici di tutto il mondo, spezzando il ristagno e l’arretratezza della vita locale, distruggendo le barriere e i pregiudizi nazionali, unendo gli operai di tutti i paesi nelle più grandi fabbriche e miniere dell’America, della Germania, ecc.”
Il problema delle migrazioni deve essere affrontato dal punto di vista della classe lavoratrice internazionale. Le migrazioni, sebbene spesso possano essere traumatiche e tragiche per chi è costretto a compierle, giocano un ruolo storicamente progressista perché abbattono le barriere nazionali , i pregiudizi e le abitudini. Nel lungo periodo questo sviluppo porta a un rafforzamento della movimento nazionale ed internazionale della classe lavoratrice.
La Terza Internazionale al suo quarto congresso approvò una dichiarazione sulla questione dei lavoratori migranti . Nelle “Tesi sulla questione Orientale” si può leggere :
“Dato il pericolo imminente, i partiti comunisti dei paesi imperialisti come l’America, il Giappone, l’Inghilterra, l’Australia e il Canada sono chiamati a non limitarsi unicamente alla propaganda antimilitarista, ma anche a compiere ogni sforzo per eliminare quei fattori che disorganizzano in quelle nazioni il movimento operaio e grazie ai capitalisti rafforzano lo sfruttamento dei contrasti fra nazionalità e razze.
Questi fattori sono: il problema dell’emigrazione e il problema della mano d’opera di colore a basso prezzo.
Il sistema contrattuale costituisce ancor oggi il metodo principale per il reclutamento dei lavoratori di colore nelle piantagioni di zucchero nella fascia meridionale dell’oceano Pacifico verso la quale vengono convogliati i lavoratori cinesi e indiani. Tale circostanza ha consentito ai lavoratori dei paesi imperialisti di esigere l’introduzione di leggi contro l’immigrazione e contro la mano d’opera di colore, sia in America sia in Australia. Sono leggi che acuiscono i contrasti tra i lavoratori bianchi e di colore spezzando o indebolendo l’unità del movimento operaio.
I partiti comunisti d’America, del Canada e dell’Australia debbono condurre un’energica campagna contro le leggi che impediscono l’immigrazione e devono chiarire alle masse proletarie di questi paesi che simili leggi, incoraggiando come fanno l’odio di razza, finiscono in ultima analisi col nuocere a loro stesse.
D’altra parte i capitalisti rinunciano a leggi contro l’immigrazione allo scopo di rendere possibile il libero afflusso di forze lavoratrici di colore meno pagate, per abbassare in tal modo i salari dei bianchi. Questo tentativo capitalistico di passare al contrattacco può essere sventato soltanto in un modo: gli immigranti devono essere accolti nei sindacati esistenti dei lavoratori bianchi. Nello stesso tempo si dovrà pretendere che la retribuzione dei lavoratori di colore sia pari ai salari dei bianchi.
Un passo del genere da parte dei partiti comunisti smaschererà le mire capitaliste e renderà nello stesso tempo evidente ai lavoratori di colore che il proletariato internazionale non ammette privilegi razziali.”
Di nuovo, non si discute il fatto che i capitalisti tentino di importare lavoratori a basso prezzo, ma questo può essere “affrontato solo in un modo, i lavoratori migranti devono unirsi alle fila dei sindacati esistenti dei lavoratori bianchi”(mia enfasi). Domandare di livellare verso l’alto gli stipendi dei migranti “mostrerà le intenzioni dei capitalisti” e , non verrà mai sottolineato abbastanza “dimostrerà chiaramente” … “che il proletariato internazionale non permette alcun pregiudizio razziale.”

  • Antimperialismo

I sostenitori di sinistra dei “controlli all’emigrazione” occasionalmente la giustificano facendo riferimento alla solidarietà internazionale. Certamente la migrazione è un male per i paesi di partenza: non dovremmo piuttosto essere a favore di miglioramenti delle condizioni di vita in quei paesi? Questo ragionamento suona abbastanza ragionevole, ma la questione è come possiamo migliorare tali condizioni? Inoltre, dato il fatto che la classe lavoratrice non è al potere attualmente, quali rivendicazioni possono essere adatte a farci giungere a quel risultato?
Nonostante tutte le frasi ipocrite dei leader mondiali, ciò a cui tengono veramente innanzitutto sono i loro stessi interessi. Trump ha invocato barriere sia per le merci che per i migranti. Il vero scopo delle barriere protezionistiche alle merci è di esportare disoccupazione negli altri paesi. Lo stesso si applica ai migranti. Tenendo gli immigrati al di fuori dei confini, la classe dominante USA cerca di prevenire la stessa lotta di classe dal proprio paese, a spese, naturalmente, del Messico e dei paesi dell’America Centrale. Quindi la classe dominante USA prova ad usare lo stato messicano per sorvegliare il flusso dei migranti provenienti dall’America Centrale e scaricarlo in Messico. Si tratta della stessa politica, pur se meno esplicita, dei Democratici e della così-detta intellighenzia progressista. La stessa politica che l’UE ha adottato verso la Turchia. Questo è il modo in cui funziona l’imperialismo.
Con una dichiarazione ancor più scandalosa il commissario tedesco per l’Africa Günter Nooke ha proposto che i paesi europei affittino suolo africano allo scopo di costruire città che possano assorbire migranti e sviluppare l’economia, cioè un ritorno al colonialismo. Una proposta simile è giunta anche dal presidente reazionario dell’Honduras Lobos. Fondamentalmente si tratterebbe di una versione ancor più evidente di quanto già ora fanno le potenze imperialiste nelle Zone Economiche Speciali. Dietro a tutte le belle frasi a proposito di sviluppo, queste politiche non servono a nessuno se non a loro stessi.
Nell’immaginario collettivo, naturalmente , le organizzazioni di beneficenza e gli aiuti stranieri hanno lo scopo di aiutare le masse impoverite del mondo. In realtà tali organizzazioni principalmente si riempiono le proprie tasche e quelle degli ufficiali di governi corrotti in giro per il mondo. I lavoratori e i poveri devono accontentarsi di raccogliere le briciole. Al massimo gli enti di beneficenza rimediano ai danni compiuti dagli eserciti e dalle banche delle nazioni imperialiste.
Nagle correttamente suggerisce che le avventure militari USA siano uno dei maggiori responsabili dei flussi migratori. In effetti la destabilizzazione del Medio Oriente ha portato milioni di persone a perdere la propria casa e i mezzi di sostegno. Su questo siamo perfettamente d’accordo. Una pre-condizione deve essere una opposizione inequivocabile all’imperialismo USA.
Ma non è solo la guerra o la repressione politica a causare le migrazioni. Uno dei fattori che hanno contribuito alla carovana dei migranti è il prezzo del caffé. L’imperialismo ha reso dipendenti dall’esportazione del caffé molti dei paesi dell’America Centrale. Dal crollo del Real Brasiliano , i competitori del caffe brasiliano sono stati duramente colpiti. I 2 dollari al chilo pagati per i semi di caffé di qualità arabica non coprono nemmeno i costi di produzione. Non essendoci altre possibili fonti di occupazione, i contadini del caffé sono spinti all’emigrazione. Allo stesso momento aziende come Starbucks vende il caffé a 50 dollari al chilo. Questo è il ruolo che le multinazionali giocano nell’economia mondiale, e il loro contributo ai flussi migratori.
In realtà non ha senso parlare di un cambiamento delle condizioni nei paesi ex-coloniali senza mettere in discussione l’imperialismo e il capitalismo stesso. L’intera storia del 20° secolo mostra la futilità dell’anti-imperialismo senza l’anti-capitalismo e il socialismo. Precisamente dato che l’imperialismo è strettamente collegato al capitalismo , così la lotta contro l’imperialismo deve essere collegata a quella contro al capitalismo. Ogni altra proposta, in particolare proveniente dal movimento operaio, servirebbe solamente a dare una copertura a sinistra all’imperialismo. I lavoratori dei paesi imperialisti hanno bisogno di unirsi ai lavoratori dei paesi ex-coloniali in una lotta contro la propria borghesia imperialista. Questa è la vera solidarietà internazionale.

  • Un nuovo periodo

È una delle caratteristica dell’epoca attuale che il movimento dei lavoratori occidentale sia contaminato dalla nostalgia per il periodo precedente. Sotto la pressione dei tagli ai servizi pubblici e agli attacchi a stipendi e condizioni di lavoro, molti lavoratori rivolgono lo sguardo al passato, a un era di stabilità e prosperità. Un epoca dove i capitalisti e i sindacati si accordavano per aumenti salariali, e non per i tagli , e dove i partiti politici promettevano, e mantenevano, le riforme. Un tempo in cui la parola “riforma” significava miglioramento delle condizioni per la classe lavoratrice e non attacchi e tagli. Ma è un periodo passato che non tornerà.
La crisi non è dovuta ai migranti, né alle cattive idee (il “neoliberismo”) , ma ai limiti del capitalismo stesso. Questo ha delle conseguenze. I riformisti e i leader sindacali cadono nella trappola di basare il loro approccio alle migrazioni sul numero di migranti che il capitalismo può accettare. Quanti migranti possono arrivare senza causare ripercussioni sui salari? Quanti migranti possono essere accettati nelle scuole, nelle case, negli ospedali ? Questo era sbagliato già negli anni ’50 e ‘60, ma è una logica disastrosa nell’epoca della decadenza del capitalismo. La risposta è che il capitalismo non può permettersi di mantenere i salari e le condizioni di lavoro attuali, che ci siano i migranti oppure no. Chiudere le frontiere, o persino espellere i migranti, non cambia in modo fondamentale questo fatto. Sarebbe come provare a dissetarsi con l’acqua salata.
La realtà del capitalismo dell’epoca attuale è che ci sono i soldi per fornire alloggi, scuole etc per tutti i rifugiati del mondo , ma sono in mani private. Le risorse per provvedere ad un tenore di vita decoroso per tutti gli abitanti della terra esistono, ma sono concentrate nella mani di un piccolo pugno di miliardari e multinazionali . E questa disuguaglianza può solo peggiorare.
Il nostro programma non è ottenere un equilibrio e un compromesso con la classe borghese, che sarebbe pagato solo dalla classe lavoratrice, migrante o non. Il nostro programma deve essere unire i lavoratori al di là delle barriere per la difesa delle condizioni di vita e di lavoro, contro i tagli e per la rivoluzione socialista. La risoluzione approvata al congresso di Stoccarda della Seconda Internazionale contiene precisamente gli aspetti più importanti: difesa degli accordi collettivi per le condizioni di lavoro e stipendi, lotta per migliorare le condizioni di tutti i lavoratori, la parificazione dei diritti fra lavoratori migranti e non, compresi il diritto di permanenza , salute , alloggi , benefit sociali, ecc. Inoltre dobbiamo insistere a costruire legami internazionali fra i sindacati e a rafforzare i legami fra le organizzazioni di classe nel mondo. Questo genere di approccio sarà la miglior difesa delle condizioni della classe lavoratrice , contro gli attacchi furibondi della classe dominante , ma anche la migliore preparazione per una rivoluzione socialista mondiale.

Luglio 2019

 




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