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IL «DELUCHISMO» NON SI VINCE IN ORDINE SPARSO

Chissà quanti in queste ore a Salerno staranno sperando che la Magistratura mandi in frantumi il sistema di potere creato da De Luca in quasi trent'anni di governo, diretto e indiretto. Eppure le recentissime elezioni comunali avevano creato le premesse per poterci riuscire politicamente e non (forse) giudiziariamente. Le elezioni dovevano servire a costruire un'alleanza plurale della Sinistra finalizzata a raggiungere due obiettivi: prioritariamente a favorire il superamento del «deluchismo» dalle istituzioni cittadine; in alternativa, a scalzarlo definitivamente. L'occasione giusta era la tornata elettorale, utile per pensare ad un'alleanza tra tutte le forze della sinistra, riformiste e antagoniste, basata su un programma condiviso, da sottoporre unitariamente all'attenzione della cittadinanza nelle varie e diverse modalità possibili. Con quel programma la Sinistra Unita avrebbe potuto - e dovuto - confrontarsi col sindaco uscente allo scopo di 'convincerlo' ad un'alleanza programmatica di rinnovamento che non compromettesse piani di intervento già programmati e finanziati ma che, anzi, li finalizzasse ancor più al miglior beneficio per la collettività. In alternativa, smascheratane la sudditanza al sistema di potere deluchiano e l'impossibilità, oggettiva o soggettiva, di liberarsi dalla ragnatela di potere esistente procedere con decisione alla costruzione di una coalizione popolare in grado, sia per la consistenza del programma che per la qualità delle candidature, di vincere la sfida nelle urne. Tutto questo non è successo, secondo me per vari motivi: (a) per l'incapacità delle forze della sinistra di alternativa di rinunciare alla propria autoreferenzialità ed al conseguente settarismo in funzione di un programma realmente condiviso e quindi mediato con la sinistra borghese; (b) per la riluttanza delle forze della sinistra borghese a giungere ad una mediazione con quelle della sinistra di alternativa perché preoccupate di un possibile fagogitamento; (c) per la scarsa capacità di analisi della realtà sociale e politica cittadina dimostrata dalle forze di opposizione che non sono state in grado di rendere credibile un programma alternativo realmente basato su proposte di rilancio e di sviluppo; (d) per la conseguente vacuità dei messaggi e degli slogan ripetuti in maniera stucchevole ad una cittadinanza dimostratasi nei fatti in gran parte delusa dal potere costituito ma non permeata e convinta dalle proposte politiche dell'opposizione.




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