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DAL PNRR QUANTI SOLDI PER IL MEZZOGIORNO?

Guardando ai capitoli di spesa del PNRR, che su 248 mld di euro complessivamente pianificati nella stesura definitiva inviata a Bruxelles prevede investimenti per 235,14 mld di euro suddivisi in sei missioni, si evidenzia che al Mezzogiorno d’Italia spetteranno 81,55 mld di euro, cioè il 34,61%, così ripartiti:

1. Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura con 14,58 mld di euro (17,87%)

2. Rivoluzione verde e transizione ecologica con 23,00 mld di euro (28,20%)

3. Infrastrutture per la mobilità sostenibile con 14,53 mld di euro (17,81%)

4. Istruzione e ricerca con 14,63 mld di euro (17,93%)

5. Inclusione e Coesione con 8,81 mld di euro (10,80%)

6. Salute con 6 mld di euro (7,36%)*

(*sulla base del riparto da effettuare tra le Regioni)

Oltre ai 235 mld di euro investiti nelle sei missioni strategiche, arriveranno ulteriori 13,00 mld di euro da gestire per la mobilità nel Mezzogiorno. Questa ulteriore somma porterà l’ammontare complessivo dell’investimento nel Mezzogiorno a 94,55 mld di euro pari al 38,12% sul totale. Nelle intenzioni del governo il PNRR mira a ridurre il divario tra il Mezzogiorno e il resto del Paese ma non c‘è traccia alcuna di investimenti per la reindustrializzazione del Mezzogiorno.  L’orientamento prevalente di una politica industriale centrata sul sostegno ai processi di sostenibilità ambientale e di digitalizzazione delle imprese, benché auspicabile, rischia di avere un modesto impatto se non accompagnato da misure finalizzate a sostenere modifiche strutturali del sistema industriale. Un simile approccio lascerebbe insolute le criticità che riguardano il rafforzamento delle dimensioni delle imprese – principale freno allo sviluppo di attività di ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico – la possibilità di accedere al credito, la capacità di competere con successo sui mercati internazionali e, soprattutto, la condizione di fragilità finanziaria delle imprese meridionali medio-grandi, maggiormente esposte a problemi di sopravvivenza, in quanto il rischio di default è quattro volte superiore rispetto al Centro-Nord. L’impatto complessivo del PNRR sul Pil nazionale fino al 2026 è stimato in circa il 16% per il Mezzogiorno previsto circa il 24%. Numeri tutti da verificare, soprattutto se gestiti da ministri “nordisti” posizionati nei ministeri-chiave del governo. Diventa, a questo punto, fondamentale che le forze progressiste e di sinistra in Parlamento si organizzino per portare avanti una -battaglia di equità in un governo «nordista» che potrebbe essere egemonizzato dal peso politico della Lega e condizionato da quello economico della Confindustria, così come diventa determinante la forza e l’ unità che i sindacati potranno far valere nelle contrattazioni e nella vigilanza sulla destinazione e sull’uso dei tanti miliardi di euro ricevuti.




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