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LA DERIVA SOVRANISTA ED AUTORITARIA IN ITALIA: COMPITI DEI COMUNISTI

I comunisti possono e debbono porsi l’obiettivo di tornare in Parlamento, ma non per essere la stampella di uno spappolato centro-sinistra, non per essere una pattuglia di dogmatici massimalisti, ma per cominciare una battaglia corrosiva delle istituzioni borghesi e collegata col lavoro politico tra le masse e con le masse. In un quadro politico eufemisticamente definibile effervescente ed in un contesto sociale altrettanto eufemisticamente definibile arroventato, con un “governo del cambiamento” che realmente – almeno nella sua compente più reazionaria e sovranista – vuole “abolire per legge la democrazia parlamentare” appunto cambiando la Costituzione passo dopo passo, decreto dopo decreto, l’azione politica dei comunisti non può prescindere dal considerare spunti tattici, ma anche prospettiva strategica, preoccupazione e tensione emotiva

1. Spunti tattici – Scegliere la priorità

Ferma restando la priorità di dotare il futuro Partito Comunista di un “Programma Generale per la costruzione del socialismo in Italia” appare ineludibile la costituzione di un “Fronte di Salvezza Nazionale” in opposizione all’attuale governo sovranista e sciovinista imperante nel nostro Paese. Tale opzione riveste carattere del tutto tattico e temporalmente circoscritto (l’obiettivo strategico dei comunisti è, e resta, il superamento della società capitalistica) in quanto finalizzata, da un lato, a costruire una diga democratica alla marea populista, autoritaria e liberticida che sta inondando il Paese e, dall’altro, ad entrare in Parlamento ed a recuperare poi autonomia e margini di movimento propri di un’organizzazione politica che si rifà al comunismo. No, quindi, a rapporti organici e/o a liste unitarie e/o desistenze di vario tipo con cartelli elettorali di centro-sinistra; sì ad un fronte unito per la democrazia ma tenendo ferma la pregiudiziale dell’autonomia comunista. Il problema serio, il macigno, che incombe su questa opzione tattica è il mutato quadro politico all’indomani della caduta di Renzi e Gentiloni e della “irresistibile” ascesa di M5S e di Lega, di populisti e di sovranisti, laddove tutti – ex maggioranza ed ex opposizione - sembrano più interessati a cercare di capire come rimettersi in piedi per conto proprio o come incunearsi nella nuova alleanza “fasciostellata” da posizioni comunque subordinate che non ad organizzare una seria e concreta opposizione politica antifascista alla deriva che ha intrapreso il nostro Paese. In questo caso, due le opzioni in campo:

  • fronte antifascista - in ottica di difesa ad oltranza della carta costituzionale e della democrazia parlamentare, costituito dallo schieramento che si rifà al centrosinistra e dalle altre forze politiche borghesi che accettano e riconoscono la Costituzione antifascista e la democrazia parlamentare

  • fronte unito anticapitalista – mediante patto federativo tra i Partiti Comunisti e le altre forze politiche della Sinistra di alternativa che hanno come obiettivo il superamento del capitalismo e la costruzione della società socialista

Priorità storica e contingente è data nelle attuali condizioni sociopolitiche dalla costituzione del Fronte antifascista e compito dei comunisti è quello di porsi alla testa di questo schieramento ed imprimere la necessaria forza d’urto delle masse popolari, tenendo sempre ferma la barra della propria autonomia teorica e politica.

2. Prospettiva strategica – Unità dei comunisti

Missione storica dei comunisti italiani resta la ricerca dell’unità politica ed organizzativa in un solo, forte, Partito Comunista che abbia come riferimenti – teoria e prassi – la dottrina di Marx ed Engels e più in generale il “Socialismo Scientifico” ma anche  la grandiosa opera di Lenin e del bolscevichi che iniziarono la trasformazione di un popolo di servi della gleba, quale era allora la Russia zarista, in una grande potenza politica ed economica quale divenne l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Emergere, però, dal baratro nel quale è sprofondato ormai da dieci anni il movimento comunista italiano è difficile; i comunisti sono soli, per di più sparpagliati, invisi a tutti, temuti da tutti per quello che rappresentano e che vogliono. Il punto, quindi, è trasformare un problema in una opportunità: i comunisti devono necessariamente ricominciare tutto daccapo, facendo tesoro degli errori commessi e delle lacerazioni create perché “non c’è futuro senza memoria”. Lenin ha insegnato ai comunisti che anche la tattica può definire una strategia… E viste e considerate le oggettive condizioni nelle quali il movimento comunista si trova ad operare in Italia, è il caso che l’azione politica riparta da subito, con pochi punti chiari e susseguenti:

  • Unità dei comunisti

  • Obiettivo minimo e piattaforma politica

  • Organizzazione del lavoro su obiettivi strategici definiti

  • Programma Generale per la costruzione della società socialista

L’unità dei comunisti bisogna perseguirla anche “forzando la mano” ai compagni recalcitranti ovunque collocati, coinvolgendo tutta la galassia di associazioni, reti, partiti, movimenti, collettivi e gruppi comunisti oggi presenti nella realtà nazionale. E’ urgente che i gruppi dirigenti dei vari e diversi Partii Comunisti si incontrino ed organizzino la convocazione degli “Stati Generali dei comunisti” spingendo i compagni – in sinergia ed in cinghia di trasmissione – al lavoro dal basso, dialogando con i movimenti ed organizzando veri e propri Consigli, assemblee nelle quali organizzare la spontaneità delle idee per un confronto dall’alto verso il basso e per la costruzione di piattaforme politiche. Consigli in tutt’Italia, a livello provinciale e regionale, con delegati votati in ogni istanza fino ad arrivare alla grande assise nazionale dei delegati comunisti uniti, il cui compito dovrà essere quello di ricostruire il Partito Comunista e di definire strategia e programma per il socialismo del XXI secolo. L’obiettivo strategico dei comunisti resta la rivoluzione socialista.

Salerno, 14 ottobre 2018




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