Login

GAZA. CRONOLOGIA DI UN CRIMINE ANNUNCIATO

Gennaio - Marzo 2006: la vittoria di Hamas, l'assedio sionista e l'assalto a Gaza.

25 gennaio 2006

Le elezioni politiche palestinesi assegnano la maggioranza assoluta ad Hamas, che conquista 75 seggi su 132, mentre 45 sono assegnati a Fatah ed i restanti a liste minori (fra esse il Fplp, 3 seggi). Si sono recati a votare il 78% degli aventi diritto.

26-27 gennaio 2006

Reagendo alla vittoria del movimento indipendentista islamico, il premier di Israele Ehud Olmert afferma che non tratterà mai con un governo includente il vincitore ed aggiunge, parlando a nome del "mondo", che i palestinesi non riceveranno più aiuti né attenzione. Il presidente americano George Bush esplicita l'intento di indurre il Quartetto a tagliare gli aiuti ai palestinesi, come forma di ricatto per ottenere la sottomissione del movimento islamico ad Israele.

26-27 gennaio 2006

A Gaza, manifestano i militanti di Hamas per festeggiare la vittoria, seguiti da una folla esultante. Scendono in piazza anche i militanti di Fatah per manifestare la propria frustrazione e reclamare le dimissioni dei dirigenti corrotti; fra i manifestanti, però, appare l'onnipresente Mohammed Dahlan, anch'egli eletto. Scaramucce tra fazioni rivali provocano alcuni feriti. Truppe israeliane, intanto, uccidono una bambina di 9 anni presso il confine fra Gaza e Israele.

29 gennaio 2006

In una conferenza stampa, a Damasco, il leader politico di Hamas in esilio, Khaled Meshal, dichiara che il movimento islamico offre una leadership unitaria aperta a tutte le componenti palestinesi, per una politica di riforme e ricostruzione, ed aggiunge che Hamas intende creare nei Territori forze armate nazionali che inglobino le varie milizie, "un vero esercito che difenda il nostro popolo dall'aggressione". Israele ripete subito le minacce di assassinio all'esponente islamico, se dovesse rientrare nella sua patria. Dopo aver chiarito che non cederà ad alcun ricatto, Hamas invita l'Europa a non associarsi alla politica ultimativa israelo- americana ed a proseguire gli aiuti (circa 600 milioni di euro annuali dall'Europa) dichiarandosi disposto sia al controllo sulla gestione dei fondi, sia ad "un confronto politico, ma senza condizioni".

30-31 gennaio 2006

I ministri europei, riuniti a Bruxelles, ed il segretario delle Nazioni unite Kofi Annan, a nome del Quartetto, si associano, con toni formalmente meno aggressivi, all'ultimatum israelo- americano. Israele, dal canto suo, annuncia il sequestro – detto "congelamento"- dei proventi fiscali palestinesi (50 milioni di dollari mensili), tuttora riscossi dagli occupanti per conto dell'Anp, minaccia di uccidere qualunque esponente di Hamas alla prima rottura della tregua unilaterale e continua la politica omicidiaria nei Territori: a Jenin, nel corso di un'incursione, i militari uccidono due esponenti di Jihad islamica.

3 febbraio 2006

Israele bombarda i villaggi nel sud del Libano.

7 febbraio 2006

A Nablus (Cisgiordania), le forze israeliane uccidono il leader locale di Jihad, Ahmed Redad, e feriscono altre 12 persone, a Gaza city sopprimono 2 palestinesi in un raid aereo. Nei giorni scorsi, altri giovani sono stati uccisi dai missili israeliani (11 morti in una sola settimana, tutti palestinesi), come rappresaglia ai lanci di razzi Qassam sulle colonie.

10 febbraio 2006

Vladimir Putin invita i dirigenti di Hamas a recarsi a Mosca, così incrinando la compattezza del Quartetto. Israele reagisce all'iniziativa russa parlando di "una coltellata nella schiena".

13 febbraio 2006

Con un colpo di mano, Abu Mazen impone al Parlamento palestinese, già sciolto, la votazione di modifiche costituzionali che accrescono il proprio potere, attribuendosi la facoltà di indire nuove elezioni e costituendo un nuovo organismo, di sua propria nomina, finalizzato al controllo delle future leggi. Hamas replica che "non sarà tenuto conto delle misure votate perché contrarie alla legge fondamentale".

14 febbraio 2006

Il "New York Times" rivela un piano israelo- americano per "strangolare Hamas" che prevede il totale congelamento di finanziamenti ed investimenti occidentali, oltre il furto dei proventi fiscali palestinesi, già annunciato da Israele, ed ogni sorta di boicottaggio per indurre Abu Mazen a indire nuove elezioni in una situazione destabilizzata. Il governo americano smentisce ma, subito dopo, chiede ai palestinesi di rendere 50 milioni di dollari, già versati dagli Usa nel tentativo di condizionare le elezioni palestinesi. Condoleeza Rice minaccia l'Iran che ha promesso aiuti al governo di Hamas.

18 febbraio 2006

S'insedia il nuovo Parlamento palestinese. Date le restrizioni israeliane, che non permettono lo spostamento dei parlamentari, deve essere creato un collegamento in videoconferenza fra la sede di Ramallah e Gaza. E' subito scontro fra le due principali fazioni sia sulle modifiche costituzionali, sia sulle condizioni poste dall'Occidente (v. note 26-27 gennaio e 30-31 gennaio). "Il problema- afferma Mahmoud Ramahi, nuovo presidente del Parlamento- non è quello del riconoscimento di Israele. L'Olp l'ha fatto nel 1988, quando modificò i principi del suo programma politico, ma non è servito a nulla. Quale pace? Ma non vi rendete conto che gli accordi di Oslo non esistono più da un pezzo? Israele è stato il primo a non rispettarli. Ariel Sharon si è ritirato da Gaza, e intanto ha continuato ad espandere le colonie ebraiche in Cisgiordania...Dunque non c'è alcun motivo per Hamas di rispettare Oslo".

19 febbraio 2006

Nei Territori, i soldati israeliani uccidono 4 palestinesi. Il ministro israeliano Zaky Hanegbi replica alle accuse di furto dei proventi fiscali palestinesi affermando trattarsi di una "autodifesa. Vogliamo che l'elettorato palestinese comprenda l'errore e si ravveda".

3 marzo 2006

A Mosca, si svolge la visita della delegazione palestinese, guidata da Khaled Meshal, che ripete le condizioni poste da Hamas ad Israele: cessazione della politica omicidiaria e delle violenze contro i palestinesi; abbandono dei Territori occupati dal 1967; abbattimento del Muro ed azzeramento delle pretese annessioni; liberazione dei prigionieri politici; riconoscimento del diritto al rientro dei profughi. A queste condizioni, considerate 'provocatorie' da Israele, Hamas è disposto ad impegnarsi in una lunga tregua. Intanto, a Nazareth, 3 terroristi israeliani camuffati da pellegrini compiono un attentato dinamitardo nella basilica gremita di fedeli ferendo una decina di persone (fra gli assalitori vi è un recidivo, Haim Eliahu Havivi, mai sottoposto a controlli dopo aver partecipato ad un'azione simile a Betlemme). Una grossa manifestazione di protesta coinvolge insieme mussulmani e cristiani, guidati questi ultimi dal patriarca Michel Sabah.

7 marzo 2006

Il ministro della Difesa israeliano minaccia di omicidio, indistintamente, tutti i palestinesi che non si piegheranno ai voleri del governo occupante rinunciando a difendersi, compresi i membri del Parlamento e del governo e lo stesso presidente incaricato Ismail Haniyeh: "Nessuno sarà immune". Con un raid aereo, intanto, sono stati uccisi 4 palestinesi, fra i quali Munir Suqar di Jihad ed un bambino di 8 anni, mentre una donna è morta per infarto.

8 marzo 2006

L'esercito israeliano circonda Tulkarem, per completarne l'isolamento, costringendo gli abitanti necessitati ad uscirne a percorrere decine di chilometri per aggirare la barriera. Le manovre riguardano tutta la valle del Giordano, che Israele si appresta ad annettersi, dove vivono 6.000 coloni ebrei e 53.000 palestinesi. Secondo dati delle Nazioni unite i posti di blocco in Cisgiordania sono, a questa data, 471 (erano 376 nello scorso agosto), e dividono la regione in 3 aree. Il commissario delle Nazioni unite, John Dugard, denuncia inoltre che i coloni "terrorizzano" i civili palestinesi, compresi i bambini che cercano di raggiungere le scuole, scagliando loro massi di pietra.

14 marzo 2006

A Gerico, le forze israeliane attaccano il locale carcere con elicotteri e thank, muniti di lanciagranate e mitragliatrici pesanti, per sequestrare 38 prigionieri politici fra i quali il leader del Fplp Ahmed Saadat, accusato dell'uccisione del ministro Zeevi. Nell'attacco sono assassinati 3 palestinesi – 2 agenti ed un prigioniero- e sono fatti spogliare tutti i detenuti per umiliarli. L'assalto è stato reso possibile dalla connivenza degli agenti angloamericani che si dileguano 20 minuti prima. Le milizie della resistenza, per rappresaglia, attaccano l'istituto culturale britannico e sequestrano alcuni occidentali, peraltro tutti rilasciati in serata. Il raid israeliano ha abbattuto tutti gli uffici dell'Anp.

19 marzo 2006

Hamas forma il nuovo governo, presieduto da Ismail Haniyeh e composto da 24 ministri, 10 di Gaza e 24 della Cisgiordania, quasi tutti di Hamas, con alcuni indipendenti. Mahmoud Zahar è nominato agli Esteri, Said Siam all'Interno, Haim Ramon alla Giustizia, Omar Abdul Razeq e Najef Rajub ai dicasteri economici, Miriam Saleh alle Pari opportunità, George Markus, cristiano, al Turismo. Il governo otterrà la fiducia del Parlamento palestinese con 71 voti favorevoli, 36 contrari e 2 astensioni. Per rappresaglia alla formazione del governo, Israele ha isolato quasi completamente Gaza, dove mancano generi alimentari e farmaci indispensabili. Gli Usa, dal canto loro, ingiungono ai diplomatici ed alle imprese americane di non stabilire alcun rapporto con il governo palestinese.

28 marzo 2006

In Israele, le elezioni assegnano la vittoria alla formazione di Ehud Olmert, Kadima, seguita dai laburisti di Amir Peretz, dalla formazione di estrema destra 'Israel Beitenu' di Avigdor Lieberman, dal Likud e da Shas. Hanno votato il 62,8% degli aventi diritto. Kadima ha condotto la campagna elettorale principalmente sulla promessa di assicurare ad Israele confini sicuri e definitivi - con l'annessione di territori palestinesi in Cisgiordania e dell'intera città di Gerusalemme- e la separazione totale, con il divieto per i palestinesi di entrare in Israele e perfino di attraversarla per passare da Gaza alla Cisgiordania. Olmert ha esplicitamente dichiarato che il Muro rappresenta ormai la frontiera israeliana ed ha fatto chiudere il valico di Karni, impedendo così il passaggio di merci, compresi generi alimentari, e quello di Qalandia, fra Ramallah e Gerusalemme, dichiarato "transito internazionale" per bloccare la città che Israele vuole, in esclusiva, propria capitale. "Questo non è un piano di pace ma una dichiarazione di guerra" ha commentato il leader di Hamas in esilio, Khaled Meshal.

30 marzo 2006

Presso la colonia di Kedoumin (West Bank) un giovane kamikaze si fa esplodere causando la propria morte e quella di 4 coloni. Israele attua un'immediata rappresaglia bombardando Gaza e compiendo arresti e sequestri nella West Bank. Nelle strade di Gaza intanto si accende uno scontro fra militanti di Fatah e dei Comitati popolari per la resistenza che causa 3 morti- in seguito all'uccisione del leader di questi ultimi, Abu Yusef al Qoqa - e diversi feriti. Ismail Haniyeh chiede alle fazioni di cessare le ostilità fratricide ed annuncia l'apertura di un'inchiesta sull'assassinio di al Qoqa, del quale si sospettano i vertici dei servizi legati a Mohammed Dahlan. Il primo ministro palestinese replica poi alle accuse occidentali a proposito dell'attentato di Kedoumin: "I palestinesi hanno diritto di rispondere con tutti i mezzi contro gli attacchi e le sanzioni...Siamo stanchi dell'approccio unilaterale e razzista nei confronti di questo conflitto, dove noi veniamo trattati come inferiori".

In due soli mesi - dallo svolgimento di libere elezioni e dalla creazione di un governo palestinese democraticamente costituitosi sulla striscia di Gaza - le forze reazionarie imperialiste e sioniste hanno pianificato e portato avanti politicamente, economicamente e militarmente un infame genocidio che dura tuttora.
A quale destino andranno incontro presenti e future generazioni di palestinesi?

 




Template per Joomla!®: Themza - Design: Il gatto ha nuove code